ANNO 14 n° 119
Livingstone in salotto Chiedi a una maschera
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
01/06/2015 - 00:01

di Massimiliano Capo

VITERBO - Parlando del teatro, Robert Walser a un certo punto scrive: ''Il teatro assomiglia a un sogno. (Quello che accade sul palcoscenico) sono cose che assomigliano alle visioni belle e atroci dei sogni. La scena ce la mette tutta a spaventarci: fa bene a riproporselo e altrettanto bene facciamo noi a custodire nel nostro animo quella certa cosa che ancora ci permette di provare il piacere e il brivido di tale spavento''.

Sta parlando della nostra capacità di abbandonarci, di lasciare spazio alle emozioni, di sottrarre tempo al tempo dell’utile per praticare lo stupore.

Lo stupore che sta per una apertura nei confronti dell’altro e delle cose del mondo.

Che sta per la curiosità infinita nei confronti di chi incontriamo sul nostro cammino.

Che sta nella crescita delle nostre relazioni.

Che sta nella capacità di trasformarci incessantemente che hanno abbracci e sorrisi.

Che sta nell’inevitabile confronto con il dolore da cui si esce attraversandolo con ancora più vita.

Che sta nell’espandere senza fine i confini della nostra coscienza, rendendola ogni giorno più permeabile alla bellezza del creato.

Sempre Robert Walser: ''L’insegnamento che ci viene impartito consiste sostanzialmente nell’inculcarci pazienza e ubbidienza: due qualità che promettono poco o nessun successo''.

Pazienza e ubbidienza. Che fanno rima pericolosamente rima con rinuncia.

Rileggendo, mi è tornato in mente Marcel Duchamp.

Scriveva: ''Non credo nell’arte, credo nell’artista''.

E mi è tornato in mente soprattutto il gesto che ha riportato al centro della ricerca artistica contemporanea.

Il gesto, quasi divino, di attribuire alle cose un senso semplicemente nominandole.

Così come Duchamp stesso fece quando trasformò un orinatoio rovesciato in una Fountain dando inizio a un campo di ricerca ancora attivo.

Se ogni cosa, anche un orinatoio, può essere arte allora è l’artista, colui che nomina, a segnare una differenza.

C’è un bel libro di Sarah Thornton che racconta attraverso interviste/ritratto a trentatré artisti come il mondo dell’arte sia cambiato negli ultimi anni e come questo cambiamento non abbia sosta.

Si possono scegliere traiettorie di lettura diverse, trascegliere l’artista o il filone di ricerca che si preferisce.

La cosa che non cambia sono le domande che sottendono ogni lavoro e il desiderio di rispondervi, sia pur provvisoriamente.

Lasciando aperta la porta per ulteriori domande e per un pezzo di strada ancora da fare.

Freak Antoni, in un bel documentario che ne racconta la vita girato da Emanuele Angiuli, ad un certo punto dice, con quella faccia scavata che si è portato dietro per tutta la vita:

''Il tempo che passa io vorrei che non trascorresse invano, per una questione di esperienza, provare a capire il mondo, col tempo le persone invecchiano ma anche maturano, strano perché la nostra società ha il culto del giovane. Il termine invecchiare viene citato con imbarazzo e con terrore perché la vecchiaia spaventa, stupidamente. Quando in realtà impari veramente a vivere con l'esperienza dunque invecchiando, e la cosa strana è che io a trent'anni pensavo di conoscere il mondo quando poi dieci anni dopo a quaranta ho capito che non sapevo o sapevo molto, molto poco e a cinquant'anni mi è capitato di pensare che a quaranta ne sapevo poco, probabilmente adesso verso i sessanta mi verrà da pensare che la mia esperienza di prima era ridicola e così avanti. Direi che non ho centrato l'essenza del vivere, cioè non ho capito granché di questa vita''.

In questa scentratura, che sembra un errore o un fallimento, sta invece tutta la nostra capacità di respirare profondamente le energie che ci circondano e il desiderio di senso che ci domanda ogni giorno risposte.

Quelle risposte che ieri ho trovato guardando GiorgiaPunk sorridere felice alla sua prima lezione di batteria, a batter sui tamburi con bacchette appena ricevute in regalo o negli occhi pensosi e un po’ tristi della ragazzina dai capelli chiari che del far domande ha fatto la sua ragione di vita.

Buon lunedì.





Facebook Twitter Rss